Una ravanativa di Enrico, Pippo, Dario.
Dopo aver sofferto a lungo il caldo, finalmente promette di piovere e proprio per questo progettiamo una gita di mezza giornata, giusto per non rischiare di trovarci a schivar saette...
Proseguiamo lungo il 222 per lasciarlo in favore di una traccia che risale il ghiaione, fino a toccare le pareti di roccia per una breve e gratuita digressione: la parete è solcata a un paio di metri appena da una cengia che ricorda il celeberrimo troi del Panza (Rifugio Settimo Alpini). Il passaggio è obbligatorio e una volta vinto quello che da ora in poi sarà denominato "troi del Pippo", scavalliamo un breve forcellino per risalire le infide ghiaie mobili (qui evitiamo di proposito il sentiero) che scendono dalla sella che ospita il diroccato rifugio.
Una volta sopravvissuti a questa ulteriore inutile prova di equilibrismo, scavallata l'ampia forcella proseguiamo a sinistra in direzione dello spigoloso profilo del Corno d'angolo. Il tempo sta via via peggiorando per cui decidiamo di accelerare il passo, onde rischiare di perdere l'opportunità di toccare la vetta.
La Val Popena alta è deserta e affascinante mentre nuvole nere di addensano minacciosamente sopra le nostre teste. Una volta superata la caratteristica guglia su forcellino dove lo sguardo precipita nella sottostante valle, si prosegue per traccia che taglia longitudinalmente il ghiaione di massi alla base del Corno d'angolo in direzione della più alta forcella che lo separa dalla Pausa Marza (un nome, un programma...).
Rimontiamo con passo deciso le ghiaie a sinistra, tenendoci al riparo di modesti pulpiti rocciosi, anche se il percorso non appare obbligato. Si risale un gradino di sfasciumi (I°) sulla destra e da lì si prospettano due possibilità: tagliare in costa a sinistra oppure risalire ulteriormente e portarsi in cresta (forte esposizione). Di lì a breve si raggiunge l'esile vetta costituita da grossi massi rotti, poggiati l'uno sull'altro (15 minuti dalla forcella).Vista entusiasmante sul temporale che sembra accanirsi sul Sorapis, giusto il tempo per un paio di foto e decidiamo di ripiegare velocemente a valle. Scendiamo che già sta piovendo per trovare riparo alle spalle delle mura superstiti del vecchio rifugio, dove pranziamo al sacco. Per il ritorno decidiamo di comune accordo di percorre il sentiero in direzione 224 verso la forcella della Pala di Misurina, in modo da ritornare al punto di partenza per percorso alternativo. Traversiamo alti, sotto le incombenti pareti delle Pale, per variante ben segnata con bolli color carminio, fino a tagliare deliberatamente per canalini di sfasciumi in direzione della cresta.
Purtroppo la Pala di Misurina è completamente oscurata dalle nuvole per cui non ci resta che scendere a valle, proseguendo per il sentiero fino alla malga, dove ci attendono deliziose fette di torta e effervescenti skiwasser.
Note: si tratta di una cima nel complesso facile, salvo prestare attenzione al tratto finale che richiede quel minimo di capacità di cavarsela su terreno franoso. Attenzione all'esposizione sulla cresta che porta alla vetta.