Una boulderata di Enry e Enzo, e di come le abbiamo prese di santa ragione.
Qualche mese fa abbiamo acquistato a scatola chiusa due biglietti aerei per il ponte del 25 aprile: destinazione "andiamo a fare blocchi in Gallura". Da mesi ci preparavamo per questo momento, mesi di duro allenamento per arrivare al top fisico (più che altro sollevamento birre), per portare a casa il grado (anche se poi con Ryanair ti fanno pagare l'eccedenza), insomma parola d'ordine: performance.
Siamo gasatissimi quando nel pomeriggio partiamo con l'auto da Venezia, parcheggiamo all'aeroporto di Bologna, ci montano su una navetta, saltiamo sul fiammante 737 giallo e blu, atterriamo a Olbia, noleggiamo un'auto ficosa per farci stare dentro i pad, guidiamo nella notte gallurese fino a raggiungere l'appartamentino sperduto dei ragazzi dei Primitive, dove finalmente crolliamo sui materassi.
I° giorno
I ragazzi dei Primitive ci affittano pure dei nuovissimi Brazz, ma belli pesanti, così l'indomani siamo diretti verso la prima area da esplorare: i blocchi dell'agriturismo Lu Branu. Il posto è magnifico, c'è un vento fortissimo e le aspettative sono alte. Ecco, questo è il problema in generale: le aspettative. Per la verità tutti ci avevano messo in guardia, "attenzione ai gradi, sono strettini", "è tutto duro", "okkio che son pali", ma noi arroganti, noi pieni di illusioni, noi che siamo brocchi a immaginarci verso l'infinito e oltre. Ma va là... In ogni caso il battesimo con il quarzoso granito è la prima vera prova, del resto Demetrio, dei Primitive, ci aveva ammoniti: "gestitevi la pelle". Ci si scalda sul quinto e poi si punta al sesto, dove prendiamo le prime legnate cominciando a bofonchiare "ma no xe un 6a...", e questo sarà il mantra dell'intera vacanza. Sì, perché mancano i piedi per le partenze, è tutto svaso, la roccia è dolorosa e l'altezza di alcuni blocchi è da spit... Anyway, si scala quel che si può, perché è comunque bellissimo.
II° giorno
Camilla, dei Primitive, ci consiglia di andare a Le Piscine, una graziosa conca sulla costa vicino a Palau, dove ci sono blocchi per tutti i livelli. Appena arriviamo gli occhi si riempiono di un azzurro detonante, le forme delle rocce sono qui davvero ammalianti ed è tutto perfetto. Puntiamo ad un grosso masso che domina il paesaggio, con la sommità a forma di pinna strapiombante che sormonta una grande nicchia, dove ci scattiamo delle belle foto. La roccia anche qui è bella tagliente e la pelle in sofferenza dal giorno precedente. Esploriamo la zona, ma non riusciamo a trovare delle linee alla nostra portata: dove saranno gli "scaldi" di cui ci aveva parlato Camilla? Io vedo solo severi strapiombi smagnesati e comunque fa già troppo caldo.
Dopo aver cazzeggiato in giro decidiamo di spostarci per andare, nel pomeriggio, a scalare nell'entroterra, in zona La Cerra, a circa 40 minuti dalla costa. Il viaggio tra le colline punteggiate dai monoliti è davvero piacevole. Giungiamo all'agriturismo dove Alberto, il proprietario dello stazzo, ci accoglie dandoci indicazioni sull'area blocchi più vicina denominata "Somewhere". Con fatica prendiamo a salire lo stretto sentiero dove ci facciamo strada nel fitto della macchia, tra Ginestre e Pungitopo, senza contare lo scazzo di trascinarsi appresso i tre crash, che si impigliano in continuazione. Bestemmie. Passiamo il pomeriggio a provare blocchi che sarebbero anche carini, sebbene da pulire da bachi e ragnatele, finché esausti e pieni di tagli facciamo ritorno all'agriturismo, dove decidiamo di fermarci per la cena. Mentre sorseggiamo dell'ottimo vino rosso ci tiene compagnia Paco, il morbido Labrador, vero padrone di casa, che si prende una bella dose di coccole. Lo spezzatino di cinghiale si scioglie letteralmente in bocca.
III° giorno
Un po' provati nel fisico e nel morale dalle giornate trascorse, decidiamo di andare a scalare nel celeberrimo "Parco giochi de li conchi" ad Arzachena. Parcheggiamo l'auto lungo la strada a fianco del piazzale e rimaniamo subito incantati dalle forme dei grossi massi. Ci scaldiamo sul primo che incontriamo (anche qui "ma no xe un 6a...") e poi decidiamo finalmente di ignorare il grado puntando alle linee che più ci attirano, senza consultare la guida. E ne troviamo di belle, tra avvincenti traversi e divertenti strapiombetti. Conosciamo anche dei ragazzi di Lecco con cui saliamo qualche sasso assieme. Bello. Poi trascorriamo il pomeriggio all'ombra di alte pareti, dove proviamo altre linee in compagnia di una gattina grigia avida di carezze, vedi foto. E' finita, la pelle è andata, le braccia anche, decidiamo di puntare a quello che ci riesce meglio: andiamo a bere.
Considerazioni finali sulla nostra vacanzina.
1) In Gallura i gradi sono più duri, ma perchè? Scopriamolo assieme. Ci hanno spiegato che è tutta "colpa" dell'iniziativa Sardinia Bloc Scouting, tutta gente fichissima e fortissima che nel 2013 ha tracciato cose di cui in rete si trova una bella guida in free-to-downalod. Ovviamente è gente che ha un altro livello. Ci vorrebbe una guida per boulderisti "wannabe" come noi, in cui i gradi vengano un attimo riconsiderati...
2) Bisogna ambientarsi, ci vuole tempo per capire il granito per chi scala per lo più sul calcare e si affida a buchi e tacche da stringere alla morte. Qui è tutto uno smanacciare, un comprimere, uno spingere su piedi inesistenti e il quarzo consuma i calli in fretta.
3) Per godersi i blocchi più belli bisognerebbe tenersi, questa è la vera e assoluta lezione di cui far tesoro. Ma torneremo! Nel frattempo legne vez, legne...
4) Camilla, ma dove xe 'sti scaldi??? 😂😂😂