Correva l'anno 2016, tutto ebbe inizio in una serata come tante, tra un boulder e una birretta cazzeggiando in giro per Venezia. Guardo Enrico e gli dico: "Ma perché non facciamo un giro in bicicletta un giorno di questi? Magari fino a San Vito di Cadore? C’è la ciclabile Venezia-Monaco che passa per Cortina d'Ampezzo".
Lui, che dice sempre che sono un matto, mi fa: "Franz, non siamo assolutamente allenati. Quando partiamo?".
Scapellati come eravamo, con le prime biciclette trovate in cantina, fissiamo la data di partenza per un'alba di fine Maggio, zaini in spalla e tanto ottimismo. All'appello siamo noi due, Pippo (il più giovane e all'epoca la mascotte del gruppo) e l'amico Piero. Praticamente la compagnia del panèo (n.d.r in italiano "pannello", gergalmente la palestra d'arrampicata di Sant'Alvise a Venezia, dove ci siamo conosciuti tutti).
Destinazione? Arriviamo dove arriviamo.
Inforcate le biciclette e superato il Ponte della Libertà, attraversiamo il desolato centro di Mestre per raggiungere il Terraglio che ci porterà dritti dritti fino a Treviso. Aggirato il centro intorno alle storiche mura, per evitare le arterie principali che cominciavano ad essere trafficate, ci avventuriamo in un dedalo di stradine secondarie a nord della "marca gioiosa", passando per Arcade, fino a raggiungere località ponte della Priula.
Da Conegliano raggiungiamo poi Vittorio Veneto, pedalando sulla irta dorsale di via Marcorà (Ogliano), dove iniziamo davvero a scaldare i motori.
Il tempo non è dei migliori, per cui dopo una piccola sosta alla base della scalina di Santa Augusta, decidiamo di muoverci in fretta verso il Fadalto. Alle prime salite il nostro trenino di biciclette si allunga fino a disperdersi. Ognuno col suo ritmo, infine, ci ritroviamo al passo sotto un diluvio proverbialmente universale, che ci constringe a fare tappa presso uno dei ristoranti locali.
Il tempo non è dei migliori, per cui dopo una piccola sosta alla base della scalina di Santa Augusta, decidiamo di muoverci in fretta verso il Fadalto. Alle prime salite il nostro trenino di biciclette si allunga fino a disperdersi. Ognuno col suo ritmo, infine, ci ritroviamo al passo sotto un diluvio proverbialmente universale, che ci constringe a fare tappa presso uno dei ristoranti locali.
Una volta passato l'acquazzone decidiamo di scendere per la destra orografica del lago di Santa Croce. Stanchi e infreddoliti e completamente inzuppati arriviamo a Longarone, dove decidiamo di fermarci per la notte.
Troviamo un accogliente B&B, Casa Gilda, perfetto per chi vuole fare cicloturismo. I proprietari sono molto disponibili, camere pulite e colazione abbondante.
Totale 114km
IIa TAPPA
Partiamo di buonora lungo la ciclabile che costeggia la Piave e che tra paesi semi abbandonati ci porta a Perarolo di Cadore, ai piedi della famigerata Cavallera, dove ingaggiamo un'insensata sfida a perdifiato per arrivare sfiniti a Sottocastello. Di lì, seguitiamo a pedalare comodamente sulla bella ciclabile delle Dolomiti, fino a raggiungere San Vito di Cadore verso l'ora di pranzo.
Dopo una breve sosta, una birretta e qualche foto, decidiamo di tornare in pianura, con la solita destinazione: arriviamo dove arriviamo.
Affrontiamo lo stesso percorso dell'andata, decidendo da Longarone per la sinistra Piave. Saliamo il Fadalto sotto l'ennesimo diluvio, questa volta davvero fradici, decidendo di fermarci a dormire a Tarzo (Vittorio Veneto), dove ci raggiungono per la sera amici e morose.
Totale 126km
IIIa TAPPA
Il giorno seguente partiamo nel pomeriggio, con gran calma puntando a Treviso, per poi rientrare a Venezia via treno.
Totale 40,5km
Gesti che parlano da soli
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Il nostro B&B preferito |
Lungo la Piave |
Il nostro piccolo traguardo |
San Vito di Cadore |
L'arrivo a Treviso |