Un resoconto di Enrico.
Visto che il tempo non promette bene, ma nelle gambe c'è comunque voglia di andare, il 16 agosto 2021 decidiamo di puntare ad una cima dall'impegno non eccessivo, di cui il Morelli ci aveva decantato le bellezze geologiche.All'appello siamo io, Rachele, Pippo e Dario. Parcheggiamo l'auto all'imbocco della val Campo di Dentro - Parco delle Tre Cime - tra San Candido e Sesto. Il tempo è uggioso, motivo per cui non si vedono altri bipedi in giro.
Superiamo il Rifugio Tre Scarperi per proseguire verso il monte Mattina, attraverso il fondovalle invaso dalle nebbie, ma siamo presto costretti a trovare riparo dalla pioggia sotto un grosso masso che, nell'attesa, diventa un boulder su cui provare alcuni traversi.
Sostiamo lì per una buona mezz'ora e quando sembra proprio che non ci sia più speranza, il tempo sballa. Camminiamo ora un po' intirizziti dal freddo fino a raggiungere un grosso masso, dove troviamo le indicazioni per la Forcella del Lago. Seguitiamo per il sentiero n. 9 per abbandonarlo dopo poco e imboccare un'evidente traccia che rimonta delle balze baranciose sulla destra. Il fondo è bagnato e il terriccio, in un alcuni punti dove la pendenza si fa più marcata, diventa scivoloso.
Sostiamo lì per una buona mezz'ora e quando sembra proprio che non ci sia più speranza, il tempo sballa. Camminiamo ora un po' intirizziti dal freddo fino a raggiungere un grosso masso, dove troviamo le indicazioni per la Forcella del Lago. Seguitiamo per il sentiero n. 9 per abbandonarlo dopo poco e imboccare un'evidente traccia che rimonta delle balze baranciose sulla destra. Il fondo è bagnato e il terriccio, in un alcuni punti dove la pendenza si fa più marcata, diventa scivoloso.
Ci alziamo presto di quota tra i mughi, fino ad affacciarci sull'ampio vallone erboso a sinistra degli spalti della Cima Piatta Bassa, dove proseguiamo liberamente per pascoli prativi. A destra si stacca una traccia a tagliare il pendio dello zoccolo basale della cima; noi invece decidiamo di puntare dritti all'ampia forcella, tenendoci comunque sulla sinistra orografica del versante.
Proseguiamo per gradini erbosi fino a raggiungere il circo terminale del vallone (q. 2400 m. circa), da dove si gode della vista della più alta Forcella del Lago. Ci ritroviamo ora indecisi sulla via di salita, che non è segnalata in alcun modo e affidandoci all'intuito decidiamo di risalire lo spallone detritico che rimonta a destra e che sembra poter condurre alla vetta.
Il percorso prosegue ora con bella esposizione sulla valle del Carbon. Ravaniamo per roccette fino a raggiungere il traliccio di vetta (q. 2581 m.). Sterco di capra ovunque, al punto che pare davvero impossibile trovare un masso pulito su cui appoggiare le chiappe per mangiare i panini.
Nonostante qualche apertura il tempo è piuttosto nuvoloso, perciò decidiamo di scendere per il digradante pianoro (versante N) fino a raggiungere la nota particolarità geologica che fa di questa cima la sua originalità.
Scendiamo lungo il mare di piccole lapidi appuntite fino a raggiungere una zona prativa dove è presente un grosso cumulo di rocce. Seguiamo gli ometti posti sul bordo del declivio a sinistra, a segnalare l'imminente salto, fino a raggiungere il termine del piano inclinato. Indecisi sul da farsi, scendiamo ancora fino a raggiungere una forcella (q. 2355 m.), dove una traccia rimonta la tozza cima sul versante opposto, che per l'occasione ribattezziamo "Cima Piatta Bassissima", e che offre una bella vista sulla Val Campo di Dentro. Saliamo anche quella nella speranza di individuare dall'alto una possibile via di discesa... e adesso?
La truppa è indecisa e il tempo non accenna a migliorare, ma alla fine viene approvata all'unanimità una proposta esplorativa: tornare alla forcella appena lasciata e scendere per le ripide ghiaie che sembrano terminare nella mugheta a valle (versante di salita). A quel punto si vedrà se saremo costretti ad aprirci un varco tra i baranci o peggio, tornare su.
La serpentina si fa, mano mano, più evidente e il percorso appare possibile, anche se non se ne faceva menzione sulla guida che avevamo consultato la sera precedente. Raggiungiamo la mugheta (q. 2200 m.) e traversiamo in quota fino a raggiungere il tratto iniziale del vallone, dove finalmente sostiamo per il pranzo al sacco. Una volta individuato l'imbocco del sentiero percorso in salita, scendiamo tranquillamente a valle.
Quella alla Cima Piatta Bassa è stata una delle più belle gite dell'estate 2021 e, pur non essendo elevata, l'ambiente e l'isolamento la rende magnifica: il Morelli aveva ragione. La ravanativa finale ha poi aggiunto un po' di pepe alla giornata. Attenzione solo alla quantità di varianti che appaiono possibili, sia in salita che in discesa, segnalate da ometti che spesso confondono nell'orientamento.
Tappa obbligata sulla via del ritorno al Tre Scarperi.
Quella alla Cima Piatta Bassa è stata una delle più belle gite dell'estate 2021 e, pur non essendo elevata, l'ambiente e l'isolamento la rende magnifica: il Morelli aveva ragione. La ravanativa finale ha poi aggiunto un po' di pepe alla giornata. Attenzione solo alla quantità di varianti che appaiono possibili, sia in salita che in discesa, segnalate da ometti che spesso confondono nell'orientamento.
Tappa obbligata sulla via del ritorno al Tre Scarperi.
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