Una ravanata di Enrico e Dario.
Era veramente tanto, ma tanto tempo che desideravo salire la cima del Loschiesuoi per cresta nord, una ravanata gustosa per veri intenditori del vegeto-minerale. La nostra fa parte del gruppo del Cernera e si caratterizza per apparire sul versante nord verso Passo Giau, come un grande dorso di mulo, che si impenna appena verso la parte terminale. La guida del Berti riporta le seguenti informazioni: la via è stata aperta da V. Penzo e G. Creazza nel 1952, dislivello 380 metri, con difficoltà di II° grado.
E' il 25 agosto 2022, una giornata per la verità nuvolosa, su cui non è possibile fare grande affidamento. Lasciamo l'auto qualche tornate al di sotto del valico e prendiamo a salire i prati del Col Piombin, con l'idea di guadagnare una vista di insieme della nostra montagna, che ci possa suggerire il giusto approccio ad una via che sicuramente non è stata ripetuta di recente. Dalla giusta distanza il versante a destra appare solcato da diversi canalini, ma come individuare quello giusto? La guida dice di evitare la "gobba iniziale" e tratteggia una linea che sale in obliquo il declivio. Ma l'illustrazione del Berti, per quanto suggestiva, non è di facile interpretazione e in rete non si trova assolutamente nulla.
A forcella Col Piombin a quota 2239 (vedi foto) prendiamo il sentiero che porta alla Cima del Cernera per abbandonarlo poco dopo in favore di una zona di magro pascolo che si fa subito abbastanza "culosa". Traversiamo le ghiaie verso sinistra portandoci sotto parete, dove i dubbi si fanno sempre più insistenti. La parete sembra praticabile qui e lì, ma richiederebbe forse l'ausilio della corda, che invece abbiamo lasciato a casa, convinti di poterci muovere liberamente su difficoltà di II°. Così puntiamo ad un canalino poco più avanti che sembra corrispondere a meraviglia alla descrizione della relazione. Ma non ci sono ometti, né segni di passaggio alcuno a confortare la decisione, per cui ci muoviamo nell'ambito della pura ipotesi.
Traversiamo un breve pendio erboso per raggiungere la base del canalino, che da lì appare praticabile. E qui inizia quell'esercizio di forzatura della realtà a quanto abbiamo letto in guida, per convincerci a tutti i costi che quella che stiamo per salire è LA VIA GIUSTA.
Scalo i primi metri su gradoni di buona roccia che però non offrono appoggi troppo generosi, almeno con le scarpe da avvicinamento. Dario mi raggiunge con qualche mugugno, così mi invento un'uscita a sinistra (faccia a monte) un po' più facile, ma esposta e friabile. Saliamo con cautela le ghiaie mobili puntando ad un terrazzo verde da cui ci preoccuperemo poi di capire come proseguire. Da lì il filo di cresta risulta già visibile, ci separano una serie di rampe erbose e gradini di roccia che non siamo in grado di valutare con certezza. Saliamo a sinistra tra i fiori di Aconito per arrivare ad un restringimento con una caratteristica finestrella di roccia passante incassata tra due paretine. Si naviga a vista e il tempo sembra peggiorare. Mi infilo in avanscoperta nel foro, per spuntare fuori rimontando su di una cengia dalla quale invito Dario a raggiungermi.
Dario suggerisce di proseguire su diritti, con passaggio delicato a destra con le mani aggrappate alle loppe, e l'intuizione si rivela corretta. Di lì a poco raggiungiamo la dorsale erbosa del Loschiesuoi, con vista magnifica intorno. Risaliamo ora la cresta che presenta un restringimento esposto (attenzione, qui si scivola una vola sola...), per poi allargarsi senza presentare altri problemi. Si guadagna quota camminando serenamente, fino a quando la cresta diviene rocciosa. Più sotto, a sinistra faccia a monte, sarebbe possibile intercettare la via normale. Noi invece continuiamo ostinatamente sul filo di cresta, con "facile e divertente arrampicata fino in vetta", come prometteva il Berti.
Dopo aver lasciato le nostre firme sul libro di vetta, visto che il tempo non promette bene, decidiamo di riparare non per via normale, ma per forcella Possoliva. Mai scelta fu più nefasta. Scendere alla forcella non è un problema (I°), ma il percorso non è segnato - manco un ometto a pagarlo oro -, per cui non ci resta che calarci per l'orribile canalone franoso, mentre già comincia a piovere. Stanchi e scoraggiati da questa prova, riusciamo ad individuare una traccia su pulpito erboso sottostante, alla quale puntiamo traversando in costa su rocce marce. Una volta raggiuntala il più è fatto, camminiamo ora su prati bagnati per balze erbose, costeggiando le pareti rocciose del Loschiesuoi fino a ritrovare il punto di partenza.