Una boulderata di Enrico & Franz.
L'autunno ha già spogliato gli alberi in valle, ma il clima è decisamente mite a fine ottobre sulla sella del Fadalto, sopra Vittorio Veneto in provincia di Treviso, dove il sole scalda l'aria e si può stare ancora in maglietta.
Ci fermiamo per una imprescindibile sosta al Bar B&B Sella, dove approfittiamo di un caffè per chiedere informazioni in giro. Quasi dissimulando le nostre reali intenzioni, poniamo al bell'uomo dietro al bancone e agli annoiati avventori locali qualche domanda, del tipo: come si fa ad arrivare alla frana che scende dal Millifret? Ci sono dei grossi sassi in zona? Per sentirci rispondere: ma a voi cosa interessa dei nostri sassi?
Qualche indicazione puntuale ci viene comunque elargita, dobbiamo scendere nuovamente la SS 51, sul lato del passo che guarda la Val Lapisina, fino ad un tornate pronunciato dove si stacca una strada carrabile (Via delle Var Calde) che, sterrata, porta sopra il piccolo abitato. Grazie, da là in poi vedremo che fare.
Non abbiamo molti riferimenti a parte qualche foto del profilo Instagram del solito Virgi, come sempre un passo avanti nel scoprire blocchi scalabili dove meno te l'aspetti. Il nostro ci aveva infatti parlato di alcuni massi da salire con vista sul Lago Morto. Vista la vicinanza della location da Venezia, abbiamo quindi deciso di seguire - come sempre del resto - le sue orme.
La vecchia Tucson se la cava benone nel risalire la strada che si fa ripida, ma comoda e che ad un tratto volge decisamente a destra. Ci guardiamo in giro attraverso i finestrini dell'auto, mentre il percorso si snoda tra rocce di modeste dimensioni, per cercare di indovinare dove potrebbero essere i blocchi. Parcheggiamo infine su uno slargo a sinistra, puntando con lo sguardo a un masso più in alto, a tutta dritta, che si staglia netto a guisa di piramide.
Con i crash sulle spalle, saliamo un ripido costone fuori traccia fino a trovarci in qualche minuto a portata dell'obiettivo. Ci fermiamo a rimirare la paretina della piramide, alta e avara di appigli. Ma decidiamo comunque di fare un tentativo, ci infiliamo le scarpette e saliamo il bordo a destra, scattando qualche foto che rende l'idea del calcare compatto e grigio.
Dopo qualche tentativo maldestro sul lato principale, decidiamo di guardarci intorno per capire dove siano gli altri blocchi. Ma ravaniamo in tondo, su e giù per il pendio senza trovare altro. Un po' demoralizzati decidiamo di chiamare il maestro che risponde prontamente con voce entusiasta. Gli altri massi, pochi eh..., sono dietro la piramide, alla base della sopra detta frana. Aiutati dalle numerose foto che ci invia il Virgi via Whatzapp, troviamo infine gli agognati blocchi. Urrà! Il Virgi aggiunge: attenti ai mufloni, che scorrazzano liberi in zona. Saranno pericolosi???
Ne troviamo finalmente uno "da scaldo". Cominciamo a giocare inventandoci una linea che parte da una sit abbastanza fisica e che si sviluppa su un diedrino strapiombante per poi finire in placca. Poi esploriamo altri massi in zona, di modesta altezza, finché incappiamo in un grosso masso tondeggiante su cui troviamo segni di smagnesate e una bella piazzola dove distendere i crash. Proviamo una partenza molto dura, che lessa subito le braccia. Bello però!
Saliamo il ghiaione in diagonale, da sinistra a destra, e infine arriviamo al masso delle foto del Virgi, con almeno due linee molto fisiche. Le foto da wannabe rendono l'idea della durezza del blocco in questione. "Bastoni" anche qui, ma la giornata è bellissima e siamo gasati all'idea di poter avere dei boulder da provare a portata, si fa per dire, di mano. Noi gente di acqua dolce, che invece di andare a remi guarda ossessivamente alla montagna.
Al rientro ci perdiamo per un sentiero alternativo, in mezzo a rocce affilate e cespugli spinosi, per poi tornare alla macchina un po' strappati. Zecche e mufloni non pervenuti, per fortuna, ma consigliamo di usare prodotti spray specifici.
Bilancio della giornata. Sul Fadalto ci sono dei blocchi scalabili, ma quelli belli sono molto duri. Il luogo è incantevole, alcuni non ci crederanno, e da lì è possibile imboccare sentieri poco battuti che portano sopra la piana del Cansiglio. Torneremo in primavera.
Seguono foto in ordine sparso.